giovedì 28 aprile 2011

CONOSCERE I KANAKI

All'origine di tutto c'e l'albero, il tuono, la genealogia degli antenati e poi ci siamo noi; e la vita passa attraverso questa genealogia, e questa genealogia e' quella dei miei padri, ma e' anche quella della tribù che ha concesso mia madre e che, dandomi madre mi ha dato la vita. La vita e' data dal sangue e il sangue viene dato dalla madre; lei e' padrona del sangue insieme ai suoi fratelli ed ai suoi padri. Io resterò per sempre duale, non saro' mai solo un individuo, e' impossibile. Il corpo non e' un principio di affermazione, il corpo esiste per esprimere la relazione. Il sangue forma il corpo che viene animato dallo spirito la cui presenza si manifesta con il soffio del respiro. Questo spirito si emana direttamente dall'antenato materno; la stessa parola identifica lo spirito della persona e lo spirito ancestrale: la parola "totem". 
All'origine del mondo tutti gli spiriti ancestrali erano delle lucertole, poi col tempo e con la dispersione degli uomini si sono progressivamente trasformati, prendendo forme variabili a seconda del terroirs e del momento: forme vitali e totemiche, animali, piante, fenomeni atmosferici o forme culturali: monete, pietre, medicine, che sono i vettori dei riti e degli scambi cerimoniali. Durante il concepimento e la gestazione lo spirito ancestrale non e' dissociabile dal sangue femminile ed e' per questo che le mestruazioni sono considerate pericolose e nella zona nord della Grande Terra le donne mestruate e le partorienti vengono recluse in zone loro riservate, al di fuori delle loro case e lontane dagli uomini. Anche se e' la donna che da la vita, non può generare da sola, per farlo ha bisogno dell'aiuto di due uomini: suo marito che con il rapporto sessuale nei primi 4 mesi di gravidanza fissa il sangue nel ventre materno: lo sperma non da la vita ma la fissa, la radica; il fratello della madre che durante la nascita e' incaricato di legare lo spirito al resto del corpo per assicurarne unita'. La composizione duale della persona segna i suoi obblighi sociali fra i parenti materni e paterni, fra genitori e figli; lo zio materno per tutta la su vita dovrà compiere i riti principali per la crescita e la salute di quelli che sono del suo sangue. Il padre ed i suoi fratelli devono proteggere i bambini dello stesso gruppo uterino e onorare la madre e lo zio con diverse cerimonie di scambio che scandiscono le principali tappe dell'esistenza: il dono del nome, i primi passi, la foratura delle orecchie.. 
Quando ci si ferisce davanti ad uno zio, bisogna chiedere perdono per aver dilapidato il flusso vitale che non ci appartiene. Poiché la persona non e' ancora formata alla sua nascita, ha bisogno di un'immagine che sara' messa da parte al momento del matrimonio, quando si formerà una nuova coppia. Una volta sposato, l'uomo deve fare crescere il suo progressivamente nome, sviluppando le sue qualità di buon agricoltore e grazie alla generosità dei suoi regali, la donna, invece, con il benessere che porta alla famiglia. Al momento della morte avviene un nuovo cambiamento, la persona non scompare, da luogo a nuovi scambi fra paterno e materno e si trasforma in antenato, per nutrire la terra dove crescono l'igname ed il taro. 
La dualita' paterna/materna e' fondamentale, come la verita' che il corpo non e' mai qui, ma legato ad una  complessa rete di relazioni sociali. L'assenza di individualità e' ben lontana dal significare incompletezza, rimanda piuttosto ad una visione globale della società e dell'universo. Se gli antenati tornassero oggi, riconoscerebbero l'uomo dal suo nome, dal suo sistema gerarchico, dalla sua genealogia, dalle sue usanze, che persistono attraverso alla storia. 

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