martedì 31 maggio 2011

RACCONTI CALEDONIANI

L'isola magica, questa Nuova Caledonia tutta verde e collinosa, mi ha riservato una sorpresa, ma una sorpresa che ha le radici in un tempo lontano e per spiegarla ho bisogno di raccontare delle storie. Storie di persone che hanno attraversato l'oceano, non comodamente sedute in un aereo come ho fatto io, no, ma a bordo di un "bastimento" perché in quell'epoca si viaggiava così. Ed è la storia di un colono francese, arrivato sul "caillou", sul sasso, sull'isola con la speranza di fare fortuna, a cui era stata assegnata una terra nell'estremo nord dell'isola, a Kone, una località che non sono ancora riuscita a visitare, a 436 km da Noumea... Oggi, per percorrere tutta la strada nelle condizioni in cui la si trova, sono necessarie molte più ore che in Europa, naturalmente, immaginiamoci quando si passava su una pista in terra battuta soffocata dalla vegetazione lussureggiante! E il nostro francese si è trovato in questo angolo di mondo per tentare di fare fortuna. Come era usanza in quei tempi, il capo della tribù, che si chiamava Amabilì aveva accolto lo straniero con doni di benvenuto, e per farlo sentire a casa propria gli aveva dato una sorella come moglie. In punto di morte il francese che viveva nella sua grande casa colonica con la famiglia, una piccola banda di figli e servitori Kanak ha riconosciuto, con un atto ufficiale davanti ad un giudice i suoi figli legittimi, anche se sotto lo stesso tetto ne crescevano altri che la moglie aveva avuto dalla tribù in precedenza. E questo atto ufficiale è quello che mi ha mostrato la proprietaria dell'edificio dove sono alloggiata, un'allegra signora ottantenne, molto energica, con un carattere tanto particolare, forse proprio a causa di questo miscuglio di sangue che scorre nelle sue vene: il sangue Kanak.
Le tribù del nord, globalmente nell'isola, sono le più importanti, ed anche oggi, mi ha raccontato, viene invitata in tutte le cerimonie ed occasioni ufficiali, in virtù di questa discendenza, e le persone di etnia Kanak di maggiore importanza di non importa quale tribu' si rivolgono a lei con estremo rispetto. La sua vita è stata al nord fino ad una certa età, dove insieme alla madre aveva un allevamento di mucche delle quali le due donne si occupavano personalmente, suo padre era mancato quando lei, unica figlia, aveva appena 13 anni, ed era cresciuta, bambina, allevata da una domestica Kanak. Anche qui c'è una storia da raccontare, la povera balia, che si chiamava Pay, era un po' folle, sicuramente selvaggia ma di indole buona e pulita e la madre della mia padrona di casa aveva apprezzato più i pregi che i difetti, prendendola per fare crescere la sua unica figlia, gracile e malaticcia, che alla nascita pesava poco più di un kg e non doveva piangere per non affaticarsi: poteva esserle fatale. La brava Pay si era attaccata enormemente alla bambina, a quel piccolo esserino bianco tanto da passare l'intera notte in veranda a cullarla, cantando le canzoni nella sua lingua che l'anziana signora ancora oggi ricorda con tenerezza, occupandosi di lei meglio di come possa fare una vera madre. E ancora oggi l'anziana prova un profondo affetto verso quella selvaggia che l'ha cresciuta, attaccandosi a lei morbosamente, mi ha confessato che si ricorda di suo padre, sì, ma la cara Pay, quando passa davanti a dove è sepolta, per lei prova un altro sentimento. E la Kanak le ha insegnato a vivere da Kanak, i cibi, le tradizioni, lo spirito locale, ma non quello moderno contaminato dall'odio razziale che trovo oggi sul mio cammino, no, quello puro, di equilibrio ed armonia con la natura.
Quando si è sposata, la signora, prima di uscire in abito da sposa, ha fatto chiamare Pay perché la vedesse, per condividere la gioia di quel giorno con lei, tanto più che non apprezzava il futuro marito, militare dell'aviazione francese: "E' capace di fare crescere l'igname?" Chiedeva la selvaggia, preoccupata della vita che avrebbe fatto la sua padroncina, con quello spilungone dalla pelle così chiara. E la coppia, che il prossimo febbraio, qualche giorno dopo il mio rientro in Italia festeggerà 60 anni di matrimonio, ha avuto un bel percorso di vita e ancora oggi è un vero piacere vedere l'amore che hanno l'uno per l'altra.
Ma la buona Pay, che non riusciva a dormire dentro casa, ma si accovacciava sul tavolo della veranda con la scusa che: "Pay puzza", diceva di se stessa, come all'epoca si diceva dei Kanak, non perché non si lavasse, no, lo faceva ogni giorno nelle acque del fiume, è il diverso odore fra la pelle bianca e quella colorata che fa dire agli uni che gli altri puzzino ed ai più scuri che noi chiari odoriamo di morte..
La buona Pay, dicevo, come la padroncina era diventata adolescente e si dedicava a strane occupazioni come giocare a tennis, che non riusciva a capire e tanto meno ad appezzare, la seguiva come un'ombra, nascondendosi nella boscaglia, e controllava ogni sua azione; da quando quel giovane militare francese, così chiaro e con quegli occhi azzurri la frequentava, si inquietava molto e temeva per lei. Ma la padroncina, che aveva amore sia per il bel Jan, sia per la sua balia, era riuscita piano piano a rassicurarla, tant'è che poco prima del matrimonio Pay si è avvicinata al francese e facendogli una carezza sul volto gli ha detto: "Baramua!" "Pace!", dichiarando così la fine delle ostilità da sua parte.
E il succo di tutto questo è che io, arrivata sull'isola per conoscere i Kanak, pensavo di alloggiare in una famiglia di questa etnia per meglio comprenderne le tradizioni, mi sono trovata come per magia in questa stanza in centro città di una comodità estrema, rimpiangendo un po' il mio progetto iniziale, e questo fino a ieri sera, fino a quando non ho capito che la magia dell'isola ha fatto sì che io sia nel cuore di una famiglia originaria della più potente tribù del nord!
E non è meraviglioso tutto questo?

Yvette

Jean

la loro attuale domestica, scrivero' presto anche su di lei!

martedì 24 maggio 2011

SCOPRIRE NOUMEA


il faro Amedeo
Il faro Amedeo, all'avanguardia per i suoi tempi, è stato costruito per l'esposizione universale di Parigi del 1896; è stato poi smontato e l'idea era di spedirlo in Martinica nella sua capitale, Fort de France, ma qualcuno, ha confuso una P con una F, per errore ha scritto Port de France e così il faro è arrivato in Nuova Caledonia, dove la capitale al momento si chiamava Port de France... resosi conto dell'errore si è deciso di lasciare il faro dov'era magicamente arrivato, ed è diventato uno dei simboli della capitale, alla quale, per evitare ulteriori confusioni, è stato cambiato il nome, da Port de France a Noumea riprendendo il nome Kanak. Si dice che la magia dell'isola sia molto forte, così forte che se qualcuno fa una preghiera chiedendo qualcosa, chiedendolo profondamente con una vera intenzione, quella preghiera viene esaudita. il giovane francese David mi aveva detto che poco prima che io arrivassi aveva pregato di avere vicino qualcuno che amasse la casa e che aiutasse a sistemare la sua stanza... E gli è piovuta dal cielo un'architetta italiana... Chissà se il misterioso motivo che ancora non arrivo a comprendere con chiarezza non sia legato alla preghiera di qualcuno che è qui sull'isola, che mi ha fatta arrivare fino a qui tirandomi un sottile filo invisibile, mandando un messaggio impercettibile, non udibile all'orecchio umano... Chissà, sono arrivata a chiedermelo di tanto in tanto... E chissà dov'è e quando lo incontrerò! Naturalmente nei miei pensieri è un miscuglio fra Marlon, Richard e George e penso, penso anche io e chiedo, chiedo con grande fervore, che oltre alla bella confezione del corpo umano ci sia uno spirito gentile dentro di lui!

panorama da Ouen Thoro

la baia des Orphelinat
   
tramonto sulla baia des Orphelinat



zona industriale
  
la fabbrica di nichel di Noumea



panorama dall'antenna
 

l'antenna
  






   
 
http://www.youtube.com/watch?v=RQrYrwKnXtQ&feature=youtube_gdata_player
Spiaggia hotel Stanley a Noumea
http://www.youtube.com/watch?v=t0Tq7H69n08&feature=youtube_gdata_player

albergo sulla laguna

 
camere d'albergo sulla laguna

La domenica in questo albergo si può assistere alla danza del Tamure' polinesiano!
http://www.youtube.com/watch?v=ufSADSzZXIY
http://www.youtube.com/watch?v=--TZb0xJzIo

GITA A SARRAMEA E FARINO


questa é una felce arborea, cioé una felce diventata albero!!!
Oggi ho ricevuto una mail di un amico caro, ma cosi' caro che é quasi di famiglia, come un marito direi... E mi ha scritto di lasciare spazio alle foto!
Eccolo accontentato, tanto più che ultimamente non ho molto tempo e tanta voglia di scrivere.
scultura in giardino


é veramente carino, non trovate?

e anche oggi, al rientro verso Noumea un bell'arcobaleno mi accoglie!

mercoledì 18 maggio 2011

BARCHE

nave da crociera
a pannelli solari!

navi in porto

CROCE ROSSA

 
il direttore dell'illetterisme, dove mi insegnano a parlare francese!
e per vendicarmi do corsi di lingua italiana...

Lo spirito di crocerossina che mi accompagna in giro per il mondo mi ha fatto immediatamente contattare questa organizzazione, tramite la quale sapevo, ero certa di trovare altri pazzi come me che credono di poter compiere azioni concrete per aiutare il prossimo in difficoltà di ogni tipo. Il mio primo contatto è stato divertente, la persona che aveva risposto alla mia mail spedita dall'Italia è una bella signora francese, sposata ad un italiano e fin qui nulla di strano, entrambi erano in Burundi mentre ci vivevo anche io, con il marito ci eravamo anche visti, ma solo una volta, poco prima della mia partenza definitiva dal centr'Africa. Le attività che si svolgono qui sono molto diverse da quelle europee, niente ospedale, niente o poco soccorso, l'attività che al momento mi sembra più sviluppata è la lotta all'analfabetismo, dove mi sono prontamente iscritta, per insegnare a parlare e scrivere la lingua francese decentemente. Questa attività, che doveva essere rivolta alla popolazione Kanak od a chi non sia riuscito a frequentare più di tanto la scuola (non bisogna dimenticare che l'immigrazione in questo paese, anche da parte dell'Italia era di provenienza da paesini abbandonati e da parte di gente giovane che la scuola, ahimè, l'aveva vista poco e da lontano!) l'attività, dicevo, come spesso accade quando nella realizzazione di un progetto si passa dalla fase teorica a quella pratica, ha subito una modifica sostanziale: le maggiori frequentatrici sono ragazze di origini asiatiche, abilmente gestite dal gentile Micael, direttore della scuola, che per ognuna ha un sorriso, una parola gentile, un orecchio pronto ad ascoltare i numerosi problemi di insediamento in questo territorio, da parte delle ragazze che hanno lasciato la famiglia seguendo un lavoro od un marito e si ritrovano sperdute qui, dove non comprendono nemmeno l'alfabeto di una lingua con suoni così diversi da quelli familiari. E spesso i problemi di convivenza con il marito, la mancanza di un lavoro, di mezzi di trasporto, spesso tutto questo diventa un peso insopportabile ed il buon Micael è sempre pronto ad ascoltare, creare un contatto con un'altra ragazza della stessa razza, ad aiutare, ad accompagnare da un avvocato... Devo dire che la sua indole paterna si è messa in opera anche con me: mi ha affidata, per perfezionare il mio sgrammaticato francese a Tania, polinesiana che ha vissuto in nord Italia e che ama il mio paese quanto io ami il suo e sto facendo conversazione in italiano con lei e con una francese, Mari Jo, architetto come me e come me persona che ama viaggiare capire e conoscere; da sole non osiamo spingerci troppo oltre, chissà se insieme non si possa rompere questa barriera di paura ed avvicinarci maggiormente alla cultura locale. Purtroppo mi sono dovuta rendere conto che è bene essere guardinghi, non ci si può avvicinare troppo, non si può.
Un'altra attività alla quale ho partecipato è il Cagobus, si parte con un pulmino attrezzato ad ufficio per andare nei quartieri a cercare persone che abbiano bisogno di sostegno, sempre per la lingua francese, e questo mi permette di recarmi dove da sola non potrei mai andare, ma, ben protetta dalla croce rossa ben visibile sul mio petto. E si fanno esperienze interessanti.
Sono stata coinvolta nella raccolta fondi, è sempre così, le attività mai svolte in Italia, non so perchè, capitano in paesi così diversi, come la mia prima ed unica esperienza in ambulanza, che ho fatto a Parigi e conservo gelosamente il tagliandino per ricordo.
E' molto faticoso stare in piedi tutta la mattina con un bussolotto in mano, sempre più pesante perché mano mano si va riempiendo di monete, con un bel sorriso accattivante stampato in volto, ma qui un aiuto, anche modesto, arriva da tutti, la popolazione è molto sensibile e ben disposta ad aiutare il prossimo: tutti, in particolar modo i meno abbienti, non esitano a mettersi la mano in tasca per dare un contributo, a volte modesto, a volte qualcuno arriva anche a compilare un assegno!
In questi giorni, poi, sto seguendo un poveretto condannato ai lavori socialmente utili, che sta imbiancando la tettoia di calcestruzzo sopra l'ingresso della piccola scuola; è un vero piacere vederlo lavorare: una mezz'oretta per sistemare la scala, una mezz'oretta per guardare con aria dubbiosa il soffitto, una grattatina con la spatola, poi una buona mezz'oretta di riposo... E così via, fino al dopo pranzo quando, dopo essere sparito per un paio d'ore, si deve riposare perché ha mangiato troppo velocemente! E per lavorare più comodamente senza il braccio teso in aria, ha provato a salire sulla tettoia, ma non gli è riuscito, il poverino soffre di vertigini! Non bisogna dimenticare che il suo lavoro è di riparare le reti da pesca....
La Croce Rossa, ancora una volta, mi ha accolta ed ha saputo conquistarmi.


  
miss Nuova Caledonia appena eletta
(naturalmente perché non ho partecipato alla selezione!)
  

semo sempre forti!!!!
 
nota volontaria italiana
   
cagoubus



al 51dove i nostri modelli di quartieri popolari sono stati importati!
qui dove la gente vive in casette per ogni famiglia!!
con la Mami melanesiana

la casa del quartiere, dove ci si puo' riunire e fare varie attività

l'ingresso del palazzo

ancora l'ingresso, e non si sente l'odore!




MISSIONI

http://www.smsmsisters.org/en/default.asp

E' incredibile come possa essere simpatico ed allegro un pranzo nella casa delle missionarie SMSM... già il nome dal suono tecnologico: abbreviazione di Suore Missionarie della Santissima Maria ricorda gli sms, simbolo della comunicazione dei nostri giorni, nome che non può essere più adatto a questo ordine di sorelle allegre, disponibili ed attente ai bisogni di chi le circonda e comunicative. La casa dove sono stata ricevuta ospita tre sorelle italiane: Angela, ... e la cara Anna Maria detta la romana, che da ragazza abitava nel mio quartiere a Roma, per fare capire la vicinanza con casa mia, nella stessa strada dove esercita il mio medico di famiglia, il caro dott. Toni; due sorelle francesi, e 3 studentesse, una di Vanuatu, una di Wallis e Futuna ed una del Madagascar, tutte allegre e spensierate. Ero a pranzo da loro perché, ...perché... e qui per spiegarlo, devo raccontare un'altra storia.
In Nuova Caledonia fra le varie comunità, una  abbastanza numerosa è sicuramente quella vietnamita, le cui famiglie sono arrivate spinte dalla miseria nella quale vivevano nel loro paese, la maggior parte per lavorare nelle miniere. La Francia, che spadroneggiava qua e la li ha importati come manodopera, fino a quando, una volta chiuse le miniere non si sono dovuti arrangiare per trovare un lavoro.
La maggior parte e' riuscita ad andare avanti piu' che dignitosamente, grazie all'indole operosa di questo popolo ed alla sua intelligenza. Si sono installati, moltiplicati e al giorno d'oggi la maggior parte di essi ha negozi o si occupa di ristorazione. Ovunque si possono comperare le squisite neme, anche quelle crude, con la pasta trasparente ed il ripieno di insalata, pollo e gamberetti, che non ho osato assaggiare, per motivi igienici in Vietnam, ma che col loro aspetto invitante, avevano attirato sia me che il gruppo. Bhé, qui mi sto rifacendo! E sono deliziose! Ma torniamo a noi, la comunità vietnamita, fatta di grandi lavoratori si è insediata con successo in Nuova Caledonia, tutti hanno una buona posizione economica e non avrei mai pensato fosse possibile vedere alla Messa della domenica tante belle signore in abiti tradizionali, con le colorate sete impalpabili e svolazzanti nei colori pastello più alla moda. Ma chi è diverso da noi spesso non viene apprezzato, anzi lo si teme e se lo si vede fare fortuna non si pensa alla fatica, allo sforzo che possa esserci dietro e lo si detesta, per quel volto diverso dal nostro e per quell'abbondanza che ha saputo procurarsi. E così c'è stato un periodo che in Nuova Caledonia i vietnamiti non erano graditi, davanti alle loro case sui marciapiedi venivano fatti segni coi gessetti bianchi per localizzarli, qua e là spuntavano scritte come: "Chi mangia il riso deve lasciare il paese!", una sorta di mini-persecuzione simile a quella in Europa contro gli ebrei. Lo stato si era alleato in questa azione, proiettando film dove si vedeva un Vietnam prosperoso, dove si concedevano vantaggi a chi fosse rientrato in patria. All'avvento del comunismo i vietnamiti che risiedevano un Nuova Caledonia hanno potuto scegliere se diventare francesi o rientrare nel loro paese e molti, molte famiglie, allettate da una buona qualità di vita, da un ricongiungimento con i parenti che non avevano avuto la fortuna di potersene andare, molte famiglie si sono imbarcate con tutti i loro averi, anche delle Peugeot, per rientrare in una patria che, sotto il regime comunista, non chiedeva di meglio di confiscare i loro beni e gettarli nella miseria. E quelli che hanno resistito ed hanno continuato ad essere diversi in terra straniera, oggi hanno una vita operosa ad un buon livello economico. Possono ritornare nel loro paese, "Ma solo per le vacanze, si vive meglio qui!" mi ha detto il cassiere, forse anche proprietario di un piccolo supermercato. La maggior parte della comunità pratica una fervente religione cattolica, grazie a Padre Tong che ha fatto crescere nelle fede in Cristo una moltitudine di bambini, diventati poi genitori ed oggi nonni, educandoli all'amore ed al rispetto. E non è possibile entrare nella Cattedrale senza incontrare Dominique, una signora vietnamita molto dinamica, con bei vestiti tradizionali svolazzanti, sempre di un bianco immacolato, che tratta la Chiesa come se fosse casa sua, attenta che ogni cosa sia al suo posto, che ogni fedele abbia il suo foglietto e un buon posto a sedere, in particolare per le facce sconosciute, come la mia! E quando ha saputo che sono italiana l'interesse nei miei confronti e' ancora aumentato: sua figlia ha sposato un mio connazionale e vive ad Udine, dove la cara signora sta per andare un vacanza. Posso immaginare, visto che ho lavorato anche in questa città del nord ed avevo l'ufficio in via Postumia, proprio dove anni prima si trovava una casa chiusa ed e' capitato che qualche nostalgico bussasse alla porta chiedendo se avessimo ripreso "l'attivita"... Posso immaginare come la svolazzante piccola signora vietnamita venga accolta in una terra di gente nordica e dura come il Friuli, speriamo che il suo aspetto pittoresco e grazioso faccia breccia nei cuori ruvidi ma gentili del popolo friulano.
E quando ha saputo che venivo dall'Italia non e' stata più nella pelle, mi ha invitata, insieme a tutta la comunità delle suore, a gustare i suoi manicaretti... E così, nella graziosa casa delle SMSM, ridendo e scherzando abbiamo gustato un ottimo pasto vietnamita! "Vi faccio mangiare, così entro nelle vostre case." Ha spiegato Dominique, che ama cucinare, offrire il cibo che prepara così bene ed usarlo come mezzo di comunicazione, di avvicinamento di conoscenza delle persone. Grazie Dominique, grazie per le storie che hai raccontato e per l'ottimo cibo, ora non ci resta che salire a piedi al monte Koghi (visto che e' l'ascensione) per smaltire un po'!

MANGIARE

 
granchi!

Il mercato del pesce è una bellezza, anche se non mi sono ancora lanciata nella preparazione di manicaretti, basta guardare le mie foto per capire come sia facile allungare una mano, procurarsi questo o quel crostaceo e ingurgitarlo... Specialità locale sono i gamberetti, grigi prima di essere cotti, una volta in padella diventano rosa appena la cottura avanza, buoni, freschi, deliziosi! Quando ho preparato la pasta alla Maison des Fammes ne ho cotti 4 chili nell'olio d'oliva bollente che, mescolati alle penne e cosparsi di rughetta (sì, ho trovato la rughetta, quaggiù lontano!) si sono trasformati in un piatto delizioso. Granchi astici ed aragoste non ho ancora avuto modo di provarli, anche perché, cucinando per me sola, sarebbe impegnativo mangiarli e le ostriche, forse prima o poi lo farò, me ne comprerò una mezza dozzina, ma il ricordo delle mangiate di questi molluschi è sempre legato a momenti magici che difficilmente potrei riprodurre da sola... e con un sospiro legato ai bei ricordi evito ed aspetto. Ma mi rifaccio con il pesce crudo, spesso mangio le buone insalate alla tahitiana, dove i cubetti di pesce sono marinati nel limone, o quelle di tonno, che si scioglie in bocca deliziosamente!
La frutta non è molto facile da trovare particolarmente la frutta tropicale che tanto mi piace: qualche papaia, un po' di banane, ma spesso non troppo gustose; più diffuse mele, arance d'importazione, che non amo mangiare qui.
C'è tutto un mondo di tuberi, a partire dall'igname, il taro che avevo già assaggiato in Polinesia due anni fa, la mainoca, come in Africa, le banane verdi, e chissà quante altre cose che non so nemmeno riconoscere. a dire il vero, quando ho fotografato la manioca ero convinta fosse l'igname... Mi sento un po' come quando, appena uscita dalla casa dei miei genitori cercavo di comperare degli spinaci, ma non li avevo mai visti crudi, solo cotti nel piatto, e non ero in grado di riconoscerli! E non parliamo del caffè, la prima volta che ho preso in mano una caffettiera mi sono chiesta: dove andrà l'acqua? dove la polvere di caffè? E quante cose ho imparato da allora, quando, appena più che ragazzina, mi sono resa indipendente, con grande fatica, dalla famiglia. 



gamberi, da cotti diventano rosa

astici ed aragoste!


pescioloni


manioca


bhoooooo!!!


il famoso igname!

banane verdi, notare il cestino, altro che plastica!!


canna da zucchero

cocco!


mazzi di fiori

piccoli atleti mangiano il gelato italiano!

martedì 17 maggio 2011

GITA AL SUD

quando é nuvolo, é nuvolo!
Finalmente mi hanno portata in gita al sud, come mi avevano promesso da ben 3 settimane, ma una specie di nuvoletta grigia (guardate le foto, nuvoletta si fa per dire!) aveva perseguitato i fine settimana, uno dopo l'altro.
Sabato pomeriggio, dopo una faticosissima mattinata passata a raccogliere fondi per la Croce Rossa, si parte, finalmente, senza nemmeno un preavviso, mi sono passati a prendere così, di corsa, visto che non era proprio prestissimo, senza dirmi nulla, cercando di farmi una sorpresa... non troppo riuscita, visto che non conosco le strade e alla domanda: "Hai capito dove stiamo andando?" non sapevo proprio cosa rispondere.
Siamo passati per Mont D'Or, un quartiere periferico estesissimo, che quando provavo a fare ricerche di appartamenti faceva capolino in tutti gli annunci; oggi so che, malgrado il nome accattivante, non è bene alloggiare da quelle parti, un po' per la lontananza da tutto, un po' per la promiscuità fra le varie razze, non proprio pacifica. E mi fanno vedere il vallone dove ci sono stati gli scontri a colpi di fucile, dove è stato ucciso un poliziotto, la zona dove vengono portate tutte le auto rubate e cannibalizzate, mi sembra quasi una periferia romana, solo più verde e piena di vegetazione tropicale e fanghiglia. Superato questo immenso quartiere, la strada inizia a zigzagare per le montagne, su e giù, fino ad arrivare ad un immenso lago... E' un lago artificiale, una diga (che avrebbe bisogno di una sistematina, vero collega?) in calcestruzzo impedisce alle acque di scappare, e ha realizzato la foresta sommersa, allagando tutto quello che ha trovato nel suo bacino, compreso i resistenti alberi di legno chiaro, i cui rami si levano al cielo in un muto reclamo, invocando forse la vita che è stata loro tolta. Le piogge hanno avvicinato l'acqua alla strada, il livello è altissimo, pare che non sia piovuto così tanto in Nuova Caledonia negli ultimi 40 anni (ma che fortuna capitare proprio in questo momento!). Proseguendo si arriva alla diga, sopra alla quale è vietato entrare ma, partendo di buon mattino e non dopo pranzo, c'è un bel percorso che si può fare, ad anello, con spettacolari paesaggi, camminando ed arrampicandosi nella terra rossa, della durata di circa 4 ore; speriamo di avere modo di percorrerlo! Da qui andiamo in un parco con tanto di cascate, ma il cielo si chiude e riusciamo appena ad arrivare vicini alle acque prima di dover scappare al coperto. il resto della gita continuerà in auto: prima un rapido affaccio alla costa sud, per salutare da lontano l'isola dei Pini, poi un passaggio vicino alla grande fabbrica di nichel del sud, in effetti non ho mai messo le foto di quella che abbiamo qui in prossimità della città e che si pregia di festeggiare i suoi 150 anni proprio quest'anno, inquinando e riempiendo di polvere grassa e nera tutta Noumea, ma estraendo e dando lavoro a parecchia gente.
Non amo questi grandi insediamenti industriali, ho brutti ricordi su di loro, ricordo di essere stata deportata in un posto simile dove ho molto sofferto, fino ad una provvidenziale fuga di gas di cloro (!!!) altamente tossico, che mi ha aperto gli occhi e che mi ha fatto capire che non era quello certo il mio ideale, un ideale per il quale stavo rischiando la mia piccola vita. E così ho avuto il coraggio di voltare pagina, anche se faticosamente, e da lavoratrice seria e rispettata ho avuto questa mutazione progressiva ma ineluttabile, in viaggiatrice appassionata. Anche se la passione di viaggiatrice non risale certo ad oggi, e nemmeno a ieri, ma è forse persa nei miei ricordi di bambina, quando ci si spostava in auto con tutta la famiglia, sorella esclusa perchè non era ancora nata, ma sempre accompagnati dalla nonna, quella nonna che mi ha insegnato a leggere e mi ha appassionata alle gesta di Ulisse, guarda caso anche lui un viaggiatore, che pur amando la cara Penelope non riesce a resistere al richiamo della vita avventurosa in giro per il mondo, o alle favole persiane che narravano di principi e danzatrici... quell'oriente di cui tutto so e che ancora non conosco.
Di tanto in tanto qualcuno mi chiede se io conosca tutto il mondo, ma un po' la mia indole sentimentale che mi fa innamorare delle persone e dei posti, tanto da tornare e ritornare in certi paesi, un po' la vastità di questa nostra madre terra, mi sembra di avere ancora tanta, ma tanta strada da fare... e già sto pensando al mio prossimo progetto, ancora più impegnativo di quello in corso. Ma meglio non dare anteprime, concentriamoci sul presente!



acqua alta come a Venezia!



diga







ingresso del parco

strani fiori locali

foresta sommersa


cascate della Madeline

fabbrica di nichel del sud

fabbrica di nichel del sud

panorama sulla costa sud