martedì 28 giugno 2011

IN BICI




ma chi arriva in bicicletta?
 
mi sembra di conoscerla....

ma é la Manu!
E come quando ero in Italia, al sorgere della bella stagione mi viene voglia di andare al mare e fare il bel giro della Feniglia in bicicletta. Ho approfittato delle giornate di sole per fare una gita al sud, al parco del fiume Blu, con tanto di gita in bici! E credo che me la comprerò una bella mountain byke, quella che i francesi chiamano VTT vélo touts terrains ossia bicicletta per tutti i terreni.
e fino al ponte di legno andata e ritorno sono 22 km, come l'anello di Orbetello!
che posti!


eccomi davanti alla Riviere Bleu, con alle spalle la foresta sommersa



il grande kaori
 
con le foglie di questa pianta intrecciate si fanno i tetti
  
il ricciolo

vecchi binari, per trasportare i tronchi una volta abbattuti gli alberi

questa caldaia generava forza motrice per spostare i tronchi degli alberi una volta tagliati

lunedì 27 giugno 2011

CULTURA A PORT VILA

A Port Vila, la capitale, ho visitato la raccolta di Padre Roden, un missionario presente da 50 anni nell'arcipelago, molto più interessante del Museo Nazionale. Questi sono gli appunti che ho preso mentre ci presentava le varie esposizioni, farcendo con simpatiche storie ed aneddoti la descrizione.

Il nome del museo riprende il nome del luogo dove i saggi si recano per riflettere, il Nakamal, e non c'è nome che può essere più appropriato per questa bella raccolta.

Sulle Vanuatu si può dire qualsiasi cosa, narrare una qualsiasi leggenda, basta non specificare esattamente il luogo di cui si sta parlando e di sicuro, da qualche parte del paese, magicamente questo avviene.

complessino tipico delle Vanuatu
E' il centro del mondo, basta guardare una cartina e controllare le distanze...

Il clima è caldo, ma non è questa la particolarità di queste isole, quanto l'umidità presente nell'aria: l'igrometro può indicare fino al 115% di acqua nell'aria, incredibile, vero?

Nel 1800 la popolazione era di circa 200.000 persone, oggi risulta decimata dalle malattie portate dai conquistatori.

La Bibbia e la tradizione sono molto simili, è stato semplice accettare il Cristianesimo da parte degli indigeni; Tagaru e' il Dio di Ambae.

I primi abitanti, qui arrivati dall'Asia a bordo di piroghe, sentivano strani rumori in queste terre disabitate e per dire agli spiriti di lasciarli tranquilli, hanno costruito totem, che avrebbero loro garantito protezione.

Sapevano fare utensili con legno pietre e conchiglie, il primo ferro utilizzato è materiale di risulta proveniente dai battelli.

La ricerca del bello era fondamentale per queste popolazioni, considerate come selvaggi dai conquistatori, in realtà avevano un certo gusto estetico sviluppato, nonché un'abilità artistica nelle creazioni artigianali: si può notare nella produzione di ceramica decorata, negli utensili che venivano utilizzati, anche se si partiva da semplici sassi; le lance, le frecce, ogni arma ha un suo garbo ed è costruita con un suo perchè.

Divertente il modo di influenzare la parabola di tiro (che già conoscevano): si lanciava la freccia e la si dirigeva lungo la sua traiettoria con un lungo fischio fino all'obbiettivo.

Le pietre magiche poste qua e là, aiutano a proteggere i luoghi, a difendersi, forse anche a guarirsi ed attaccare le forze della natura utilizzando oggetti altrettanto potenti.

Anche in mare sono presenti parecchi spiriti; una leggenda narra di una barca che era stata confusa da uno di questi spiritelli e che, quando riteneva ormai perduta definitivamente la rotta, ha avvistato una fregata (uccello), apparsa in mezzo al mare dal nulla; tutti hanno pensato che fosse stata mandata per salvarli e che l'uccello conoscesse la strada per ritrovare la terra ferma: e così è stato! La barca si è salvata grazie al prezioso aiuto di questa bestiola.
Da allora si crede che la fregata aiuti le barche perse a trovare la strada, e, come la polena a forma di sirena delle nostre barche, sulle piroghe delle Vanuatu è riprodotto questo uccello, con il becco aperto se di proprietà di un capo, altrimenti chiuso.

Nella cultura locale, l'uomo e la donna sono uniti in un solo blocco, hanno un'origine unica, biblica. Una leggenda narra che il dio locale manda 1 uomo nella casa della donna con una scusa: "Vai a chiederle del fuoco", gli dice, e quando questo ritorna gli chiede: "Come ti ha riconosciuto?" "Ha detto che sono suo padre." Allora ne manda un altro a chiede l'igname: fratello." E sotto un altro a chiedere del taro, e così via, fino a che non ne riconoscerà 1 come marito. E questa è la creazione della famiglia, con i ruoli ben distinti.

E le tradizioni sono interessanti, faticose da mantenere ma interessanti:
e i maiali di un allevatore distruggono il giardino del vicino e fanno danni per un valore di 2 maiali, questo lo risarcisce dandone 4; il vicino sa di essere in debito e prepara un dono di 5 maiali ...e così via.
Naturalmente ad ogni dono si banchetta insieme!
E tutto questo fino a trovare il capo, che sarà colui in grado di uccidere il più grande numero di maiali da offrire alla collettività.

Per le decisioni difficili si consultano gli spiriti degli antenati. In fondo lo facciamo anche noi chiedendo aiuto ai nostri cari che non ci sono più, ma che ci hanno molto amato in vita.

Kava è il nome della birra locale, che si ottiene da alcune radici; a vederla ha lo stesso aspetto torbido della birra di banane, e come per la birra di banane, per aiutarne la fermentazione è bene sputarci dentro (!) Assaggiandone un sorso per curiosità, ha un gusto amaro ed anestetizza la bocca, chissà a berne qualche bicchiere come se ne va via dolcemente la testa! E tutti gli uomini il pomeriggio sono soggiogati da questo alimento e si ritrovano nei Nakamal a bere e discutere.
Ogni popolazione delle Vanuatu ha il suo modo di berla: dai Big Nambas si beve sulla foglia, a Tanna nel cocco;
non si beveva ovunque, la sua diffusione in tutto l'arcipelago è recente.

Il maiale e arrivato dall'Asia con gli uomini, non e' endemico.
Fondamentale e' la lunghezza dei denti, e, per permettere alle zanne del suino di continuare a crescere, vengono estratti i denti corrispondenti dell'arcata superiore così, nel giro di parecchi anni, con una buona dose di pazienza, si possono avere maiali con le zanne a doppio giro.
E finalmente capisco da dove derivino certi piercing che vengono infilati nelle orecchie anche dalle nostre parti!

Per arrivare a certi gradi di iniziazione, bisogna uccidere maiali con i denti doppio giro, i piu' rari perché i più vecchi.
Al momento della circoncisione inizia la formazione dell'uomo secondo la tradizione.
La scrofa non viene mangiata: secondo un'antica credenza e' la madre degli uomini: mangiarla e' come mangiare la propria madre. Incredibile! E questo in un paese dove fino a poco fa era praticato il cannibalismo! Non sono pochi i pastori protestanti finiti in spezzatino per aver imposto regole troppo rigide e dure alla popolazione.

Tutte le comunicazioni, fino a poco fa, avvenivano via radio. Adesso la rete di telefonia mobile e' sviluppata.

Al sud nelle isole di Ambe e Tepina si può trovare influenza polinesiana.

La vita dei missionari era durissima, l'isolamento nel quale vivevano enorme e le difficoltà che dovevano affrontare per poter raggiungere i loro scopi li spingevano, a volte a compiere azioni bizzarre: uno dei primi preti inizia a fare commercio di copra, gli indigeni la regalavano ai velieri di passaggio che se ne approfittavano; il religioso dirà alla popolazione di darla a lui, e pretenderà un pagamento dalle barche di passaggio; col ricavato riuscirà a costruire scuole per gli indigeni.
Naturalmente questo non piace e parte la prima lettera di denuncia del poverino rivolta al Vescovo.
Continuando nella sua opera, il buon missionario preparerà i catechisti per far loro divulgare la fede cattolica, fino a scoprire che questi per sposarsi, devono comperare la moglie, altrimenti non continueranno il lavoro per il quale sono stati formati e comprerà le ragazze per poter fare sposare i catechisti... Naturalmente la seconda lettera per il Vescovo parte in questa occasione! Il poveretto ne avrà sofferto, ma certo è grazie a queste denunce che si può essere oggi al corrente di questi fatti così pittoreschi.

E nel frattempo le brave suore si sono occupate degli orfanelli.

Era credenza che l'essere umano fosse formato dal corpo e dallo spirito, che dopo la morte si intraprendesse un lungo viaggio, tanto da sotterrare un maiale vivo per poter pagare durante il lungo cammino (maiale e conchiglie erano considerate come moneta sonante)
La testa del defunto veniva staccata dal corpo durante una cerimonia solenne qualche tempo dopo la morte e conservata nel Nakamal, sì, proprio nel luogo di ritrovo di saggi ed anziani e dove si va a bere la kava il pomeriggio.
Frutta e verdura erano coltivate ed offerte ai morti per il loro cammino. Guai non occuparsi di loro! Gli spiriti aiutano la vita quotidiana. E si riesce anche a comunicare con loro, in alcune circostanze. Si fa una domanda: lo spirito bussa in caso affermativo, alla maniera dei Big Nambas.
E questo è capitato proprio a Padre Rodin, che ha raccolto pazientemente tutto ciò che oggi è esposto nell'interessante museo: le ragazze si lamentavano di non riuscire a dormire a causa dei rumori che provenivano dal container dove in quel periodo erano raccolte statue e maschere, e davanti ad una quarantina di persone, chiamato il Padre, è iniziato questo dialogo ed anche lui ammette: "si sentivano i colpi, ma ero scettico fino a quando, alla domanda, sei venuto per giocare, lo spirito ha bussato su di un mobile, proprio sotto al mio naso... Non so spiegare il perché, ma l'ho proprio sentito!"

Ricordate gli assegni di carta emessi in un periodo di penuria di monete, ai tempi della lira, dalle varie banche? Bhe, non ci siamo in ventati nulla, alle Vanuatu, dove gli scambi avvenivano con conchiglie e zanne di maiale, la moneta, simile ai nostri assegni di carta veniva emessa dai vari negozianti, data ce resto o pagamento delle mercanzie, con il solo vincolo che la si poteva spendere solo da loro. Questo x essere sicuri di non perdere i clienti.

Ai tempi del "Condominio" fra Francia ed Inghilterra un giudice spagnolo regolava i problemi fra queste due nazioni.

Numerosi vietnamiti erano stati fatti venire in questo arcipelago come mano d'opera nel periodo di colonizzazione francese. Sono ancora presenti con i loro negozi di un po' di tutto.

Contrariamente a quanto si crede, John Frum e' del 41, cioe' precedente alla guerra ed al passaggio degli americani. Non sapete chi sia John Frum? A Tanna esiste una religione molto, molto speciale: in un villaggio della costa si crede che un giorno, come pare abbia loro promesso, John Frum ritornera' con un grande cargo pieno delle attrezzature più moderne, frigoriferi, televisioni... E il villaggio si riunisce per l'alzabandiera, americana naturalmente ed altre manifestazioni di fede. Si chiama il Culto del Cargo.

I flauti sono sempre stati uno strumento musicale legato alla tradizione, anche se nelle isole al nord, le Banks, ci sono complessini di donne che suonano l'acqua, immerse fino alla cintola! Prima o poi ci vado e metto il video! Tipiche anche le danze, di vari generi, la meno facile da vedere e' la danza Rom, eseguita da uomini coperti di foglie con maschere appositamente realizzate che devono essere immediatamente distrutte alla fine della manifestazione perché possedute.
Ricordo di aver visto il disegno delle danze Rom sul mio libro di favole da bambina; come potevo non diventare una giramondo?

E capita ai nostri giorni che una lettera destinata all'arcipelago delle Vanuatu venga respinta con la scritta: "Quale continente?"

sabato 25 giugno 2011

SANTO

Tanna col vulcano Yasur, Pentecost con il salto del Naghol, Efate l'isola principale dalla quale si passa e si ripassa, Ambrym selvaggia, con i suoi disegni sulla sabbia e la magia, oltre ai 5 vulcani faticosi da raggiungere... non potevo finire che con Santo, isola ricca di natura e di spiagge.

alla foce del fiume, fra cielo e barriera corallina
roccia


Champagne beach

impollinazione marina

le trou bleu

Rispetto alla capitale, dove in centro il degrado regna sovrano, con marciapiedi rotti, negozi polverosi e disordinati, a Santo sembra sia passata una governante tedesca che ha riordinato tutto: le case ridipinte, i negozi grandi ed ordinati, il mercato, Lunganville e Port Vila si somigliano, ma la seconda sembra la brutta copia dell'altra. Strano non sia il contrario, visto che Port Vila è la capitale, ma non bisogna dimenticare che a Santo si può godere di spiagge meravigliose e di fondali altrettanto suggestivi.
E' divertente vedere che, sotto un albero all'accesso della spiaggia c'è un uomo che reclama i diritti d'ingresso: la terra è sua. Mi viene in mente Totò che vendeva la fontana di Trevi ai turisti americani... Ma nei due giorni di giri per le spiagge troverò sempre gli stessi esattori e le stesse tariffe: in una località così ristretta, questo genere di truffa non deve essere popolare. La punta dove gli americani hanno gettato in acqua ogni genere di macchinario ed attrezzatura è grottesca: pesci e coralli godono delle cavità metalliche di queste carcasse, all'epoca nessuno ha gridato contro la catastrofe ambientale, ed oggi è un po' tardino per lamentarsene! Ma è un gran bel punto per fare immersioni. Champagne beach, invece, è una chicca, come certe spiagge private di alberghi alle Seychelles, con sabbia fina ed acqua trasparente dal colore incredibilmente cangiante. E la laguna blu, un laghetto blu cobalto (è la prima volta che vedo un colore simile libero in natura!) di acqua dolce, amabilmente circondato da alberi e fiori... Una delizia dove riprendersi dal caldo ed assaporare un po' di frescura! Ma la cosa più interessante, oltre alla natura, sono gli incontri che si possono fare, così, per caso, quando ci si aggira in cerca di un motorino da noleggiare: ho incontrato Michele, ed alla sua prima frase in inglese ho subito capito che aveva l'accento come il mio... Romano de Roma, e pure der quartiere mio! incredibile incontrarsi in Vanuatù! E' arrivato qui tre anni fa, per un lavoro in un albergo, sa fare un po' di tutto, "Il lavoro va inventato", mi dice, ed è proprio vero, parla inglese e francese ed anche bislama, la pittoresca lingua locale, un miscuglio di inglese e francese storpiati, che a sentirla sembra ti stiano prendendo in giro! Ma non è complicata, dopo una settimana riuscivo già a capire. E la cosa bella è che nell'albergo dove ci siamo incontrati alloggiava una tenera famigliola italiana, lui che deve essere un geniaccio è stato chiamato in Australia a lavorare e la moglie ha partorito lì la bella figlioletta, anche se all'epoca aveva ancora il visto da turista.

famigliola italiana
E cosa fanno quattro italiani a bordo di una piscina? Parlano, parlano e parlano ancora! E si raccontano, finalmente nella lingua madre che qui non ho molte occasioni di parlare, un po' di questa vita in questo spicchio di mondo così lontano ma interessante. E grazie alla solidarietà italiana che sono stata scarrozzata dal proprietario dell'hotel, un Neo Zelandese da cartolina in lungo ed in largo per l'isola, insieme a due suoi amici, Neo Zelandesi anch'essi. Grazie Michele!! S'aribbeccamo a Roma!

sabato 18 giugno 2011

AMBRYM SECONDO GIORNO

Subito dopo la buona colazione, prima della quale Sam, da bravo pastore, recita una lunga preghiera, che è anche un po' come una lunga lista di informazioni di quello che succederà durante la giornata, un paio di ragazzi arrivano per farmi una dimostrazione di disegni su sabbia, tipici di questa isola. Ogni disegno ha la sua spiegazione ed il suo significato, anche se non riescono a farmi capire bene cosa voglia dire il loro: "un albero al centro, un uomo, una donna..." Ma dev'esserci qualcosa di più.

disegno tradizionale sulla sabbia
 
il disegnatore, ha imparato da suo zio

 

L'importante è sapere che gli spiriti dei defunti, nel loro cammino nell'aldilà, verso un qualcosa che somiglia al nostro Paradiso, potrebbero trovare dei disegni incompleti, a metà cancellati e potranno continuare e procedere con il loro percorso solo se saranno in grado di completarli. E senza mai staccare il dito dalla sabbia, come vuole la tradizione! poco dopo arriva il truck per andare in un villaggio vicino, dove ho chiesto di assistere agli spettacoli di magia. Per rassicurare mia sorella, che non mi creda in mano a sciamani o stregoni, quello che qui chiamano magia bianca sono in realtà giochi di prestidigitazione. E visto che sono sola, la famiglia di Sam, vestita a festa, si prepara ad accompagnarmi. Il luogo dove mi portano è suggestivo, in mezzo alla foresta, dal villaggetto non lo si notava assolutamente, per quanto questa sia impenetrabile; è il luogo dove avvengono tutte le cerimonie ufficiali, circondato da sculture tipiche e dalla lussureggiante verdura. I giochi sono stati divertenti, 2 maghi si sono susseguiti nelle esibizioni, uno più serio e preparato, che riusciva nei suoi trucchi, anche se quello chiamato "il vulcano", ovverosia fumare una sigaretta e fare uscire il fumo, non dalla bocca ma dalle dita è di facile intuizione (guardate il video e si capisce), mentre l'altro, evidentemente alle prime armi, non riesce affatto nei suoi trucchi e tutto il villaggio ride di lui! Ma sono teneri!

il luogo magico

sculture locali


felci ovunque!


ancora felci!













E mi sono goduta la preparazione di un massetto, realizzato con la sabbia nera del vulcano ed una spolveratina appena di cemento che sarà il pavimento di una futura abitazione. Altro che additivi e prodotti speciali!

dedicata a Gianni!
La sera a cena incontrerò una coppia di simpatici australiani, Adam e George, di origine polacca il primo, fieramente greco il secondo, "The short one" come lo chiama il figlio con la musica, visto che è più basso di me. Sono reduci dall'escursione sul vulcano, che mi raccontano come molto dura: si sale, si sale e poi si sale ancora e questo per circa 4 ore; una volta arrivati si campeggia e si può dormire in una tenda prevista dall'organizzazione (ma una tenda vuota, come mi dicono i poverini che non avevano nemmeno una coperta per sopportare il freddo dell'altitudine) la mattina un giro intorno al cratere, sferzati dal vento, e poi giù, di ritorno al villaggio, che dopo la brulla montagna sembrerà alquanto civile.
Certo, noi "Viaggiatori Avventurosi" con il know how imparato in giro per il mondo non sbaglieremmo mai la scarpa, come hanno fatto i poveretti, che hanno camminato con i piedi feriti da vesciche, non dimenticheremmo mai una coperta, sapendo che il calore durante la nota è ben prezioso, almeno credo!

venerdì 17 giugno 2011

AMBRYM

L'arrivo all'isola di Ambrym e' estremamente avventuroso: la pista dove atterra il piccolo aereo cinese, non solo e' in erba, ma nemmeno tagliata, si ha l'impressione di atterrare in mezzo al nulla.

la pista di atterraggio in erba
l'aeroporto d'Ambrym
Una volta scesi grazie ai tre scalini in legno muniti di ruote che in Italia si chiamano rampa, si può entrare nell'infangato casotto in cemento che rappresenta l'aeroporto. Una ragazza americana volontaria alle Vanuatu mi fa parlare con la sua omologa locale che mi aiuterà a trovare un bungalow: non ho telefonato a Sam, dove vorrei alloggiare, scoprirò poi che i numeri riportati sulla Lonley non sono più in funzione. Sam e' un uomo piccolo e muscoloso, ha la maglietta dell'aeroporto dove lavora, mi dice di aspettare un attimo, svolti i suoi incarichi mi fa strada verso il suo villaggio. E qui mi aspettano due giornate eccezionali. E' dai tempi delle mie gite in Yemen che desidero vivere un'esperienza in una famiglia tradizionale, e questa sara' la mia vita nei prossimi due giorni: non ci sono altri turisti all'infuori dei me, la maggior parte delle persone fa l'escursione al vulcano, io resterò con la famiglia ad osservare le varie attivita'. Approfitto del sole per andare in spiaggia, Sam mi fa accompagnare da suo figlio, che aspetta pazientemente che finisca la mia nuotata; il fondale ricorda l'isola di Vulcano: tutto e' nero, spettrale, anche il fondo del mare, solo qua e la' spuntano alberelli di corallo bianco, resi ancora più evidenti dal contrasto; i pesciolini colorati sembrano stelline in movimento, una meraviglia! Ce ne sono di blu fosforescenti, una miriade, ed i gialli, più grandi, pinneggiano con eleganza.

il figlio di Sam
Rientrando al villaggio mi fermo in un piccolo negozio che ha anche l'insegna sulla strada: un pannello di legno disegnato, grazie al quale conosco della sua esistenza: la pubblicità funziona!
Devo comprare acqua, qui ci si lava si beve e si cucina con acqua piovana, raccolta dai tetti in alcune piccole cisterne: meglio non correre rischi!
Una volta rientrata al villaggio crollo stanca sul letto, la pace che c'e' qui intorno e la stanchezza della nuotata favoriscono il mio riposo. Le voci dei bimbi mi risvegliano con dolcezza, la vita e' dura al villaggio, ci si lava con acqua fredda, nn ci sono medicine, il piccolo Kikki ha un'infezione in un occhio, la bimba di 10 anni la febbre, ma la madre riserva per se stessa l'aspirina: "Le passera'," e per fortuna le passa.
A cena sono sola con la famiglia, anche se non riesco a capire i vari ruoli: Sam, la moglie, so che ha 5 figli, 2 studiano nel collegio della capitale, qui dovrebbero essercene 3, con calma li identificherò. Ci sono i 2 nipotini, uno biondo con la pelle nera, gli occhi grandi e la bocca piccola, mi fa notare la nonna, che ne va estremamente fiera. L'altro e' il figlio del ragazzo che si aggira sempre con la musica ed ama ballare: la madre e' a Port Vila a lavorare, non sono ancora sposati, chissà, forse il pargoletto e' il frutto di una relazione clandestina! Altri uomini arrivano alla spicciolata per cenare, e' il tavolo della famiglia, ma anche un piccolo ristorante. Ad un certo punto uno scambio di frasi che non capisco, poi uno degli uomini appena arrivati mi propone di scambiare la mia stanza con la sua... non capisco il perché e l'idea di dormire nelle lenzuola usate da lui non mi alletta molto... ma riparlano fra loro, insistono gentilmente, all'inizio credo sia per non farmi dormire da sola nel bungalow un po' isolato, ma in una stanza a fianco alla famiglia; non ne capisco il perché e chiedo se c'e' qualche pericolo, ho già tutte le mie cose sparpagliate in giro ed è notte, non c'è luce... A questo punto la moglie, fermamente mi accompagna per aiutarmi mentre i due uomini escono dalla loro vecchia stanza traslocando scatoloni e vestiti. Scoprirò poi che e' per il mio confort, per non farmi dormire a fianco ad altri uomini, domani torneranno dal vulcano 2 australiani che occupano la camera adiacente e non è bella questa promiscuità, "Qui non si fa," mi dice la moglie: Sam e' pastore, tra le varie sue attività, di una religione ispirata al cristianesimo la NTM, New Tribe Mission, ed è sensibile anche al benessere morale dei suoi ospiti.
 
il bungalow per i turisti, a sinistra il bagno
 E così inizio a fare parte della famiglia, i piccoli ora si fanno avvicinare da me e tutti sono interessati dalle mie piccole cose magiche: l'Iphone, con i suoi video, le foto, la torcia, le mappe... per la piletta con ricarica a manovella da 2 euro sono letteralmente impazziti! devo assolutamente fargliene avere qualcuna. E chiederò ai gruppi che verranno qui il mese prossimo di portare qualche medicina per i bimbi e, mi piacerebbe, un po' di cibo per i poveri cuccioli di cane pelle ed ossa ai quali nessuno da da mangiare, perché "Se muoiono non è importante." Non sono maiali che si possono mangiare! Ho dovuto allungare loro di nascosto qualche briciola, altrimenti mi veniva requisita per i suini.
che maiala!

SALTO DEL NAGHOL

la struttura dalla quale si salta: bambu' e liane!
http://www.youtube.com/watch?v=_QbzU-DlLlM
salto del Naghol: il video completo

http://www.youtube.com/watch?v=bzFyrZKA7B4&feature=youtube_gdata_player
Naghol il primo salto

http://www.youtube.com/watch?v=QfeMzNa5s2A&feature=youtube_gdata_player
Secondo salto

Grande giornata oggi, assisterò al salto del Naghol, manifestazione di tradizione antica che si svolge sull'isola di Pentecost. La leggenda narra che una moglie, per sfuggire al marito si sia arrampicata sugli alberi, e lui dietro; lei, ancora più impaurita, per non cedere alle sue insistenze, si getta a terra, e lui sempre dietro, ma senza accorgersi che la donna si era legata le caviglie con delle liane per non sfracellarsi al suolo, cosa che invece accadde al povero marito. E per celebrare questa triste storia che mi sa un po' di divorzio all'italiana, che ogni anno viene costruita una struttura in bambù sopra una collinetta, dalla quale gli uomini si gettano (con le caviglie legate da liane, sono diventati furbi!) salendo mano mano di livello. La giornata non è delle migliori, la pioggia è intermittente, a volte leggera ed impercettibile ma fastidiosa, a volte ci si rovescia addosso un acquazzone tropicale... Ma non importa, la manifestazione comincia! (Poteva anche essere soppressa per motivi atmosferici.) Iniziano le danze, un gruppo di uomini con il cosiddetto astuccio penico, una foglia per alcuni rossa, per altri ingiallita avvolta intorno al pene e legata alla vita, con i testicoli liberi e ben in evidenza, iniziano i canti di incitamento... Le donne sono a seno nudo con gonnelline di paglia come i bambini... Mentre sto arrancando con il fango fino alle caviglie per cercare di salire, Stump! ecco il primo salto! E non me ne sono quasi accorta! Mi arrampico velocemente e mi concentro, occhi e video ben aperti.
Piano piano inizio a capire dai canti e dai movimenti cosa sta per accadere e quando il salto è imminente, è un rituale che sarà ripetuto dai giovani del villaggio a rotazione; alcuni riescono a saltare fino a 3 volte (incredibile!!) e appena rialzati, con metà del corpo cosparso di terra nera, entrano nel gruppo dei danzatori, come se niente fosse! Sì perché sotto la struttura, nel luogo di atterraggio, due Small Nambas mantengono la terra soffice girandola con piccole zappe tra un salto e l'altro, sostengono la struttura che, chissà, potrebbe anche crollare per lo strappo violento ed aiutano il saltatore a rialzarsi.

i danzatori

small nambas!
 
si', lo so a quello dietro sta andando a fuoco tutto!

i valletti mentre sistemano il suolo
Prima del salto, la concentrazione è fondamentale, ogni uomo ha il suo modo di affrontare la prova e anche questo è uno spettacolo: c'è chi sfida il vuoto con gesti, chi si arcua all'indietro come una molla, c'è anche stato uno che ha fatto una lunga commedia ed alla fine non è saltato, ma è stato divertente, tutto il villaggio ha riso di lui!
Impressionante, realmente impressionante!


Fortunatamente nessuno si è fatto male, al nostro arrivo un uomo con la gamba rotta era stato caricato sull'aereo, ma la caduta non dipendeva dal Naghol, solo un banale incidente.

un poverino con la gamba rotta, ma non per il salto!
Terminata la manifestazione abbiamo ancora lunghe ore d'attesa prima del rientro, qualcuno ha scalpitato perché non riusciva a cogliere la bellezza del contatto con la popolazione, cosa che invece amo molto. Certo i Nambas, una volta rivestiti perdono parecchio fascino, con i loro pantaloncini e magliette sdrucite, sicuramente comperate di seconda mano, ma riesco a riconoscere qualcuno: il capo coro, il vecchio con gli addominali ben scolpiti, chiacchiero qua e la, gioco con i bambini... L'orchestrina che ci aveva accolto all'arrivo nel piccolo aeroporto riprende a suonare, la musica di qui è un'esperienza, hanno una cassa di compensato con una corda tesa da un ramo, ad imitazione di non so quale strumento americano, forse un violoncello, e con questo e qualche tamburo si danno un gran da fare, con buoni risultati. Ma sono timidi e non parlano molto, piano piano e sottovoce. Ci trasferiamo alla spiaggetta, sempre aspettando che il tempo passi, gli uomini si raggruppano sotto gli alberi e iniziano a divideresi i soldi, guadagnati a costo della vita; un saltatore mangia del riso in una foglia di banano: "Non possiamo permettercelo" mi dice il piccolo capo del villaggio, quel cibo è la ricompensa per il suo eroismo! Un po' di riso per gettarsi dal Naghol! Ci vuole fegato! E alcuni comperano un ananas, un po' di Lap lap (cibo locale) prima di rientrare a piedi dalla famiglia, nel villaggetto a 3 chilometri. Sì perchè, vista l'importanza economica che ha per loro questa antica tradizione, la struttura viene costruita dietro la pista di atterraggio dell'aeroporto di Craigh Cove, a Pentecost sud, il più vicino alla capitale Port Vila, in modo da facilitarene l'accesso ai turisti. Certo, è un modo per non perdere le tradizioni e guadagnare qualche soldo un po' per tutto il villaggio, dal saltatore, al coro, alle donne che preparano il cibo... Certo, però.... Che tocca fà pe' un piatto di riso!
l'instabile passerella
ultimo salto da quassù!

lunedì 13 giugno 2011

IN VOLO

Dai miei appunti:
"Cavolo! Qualcosa e' esploso in volo nel piccolo aereo! Al momento non perdiamo quota.
I piloti si guardano intorno ma sorridono, speriamo bene!"
il piccolo aereo cinese
Questo e' quello che ho scritto mentre volavo fra Port Vila e Pentecost su di un piccolo aereo di fabbricazione cinese (!!!) seduta in seconda fila.
Confesso di aver temuto il peggio, ma freddamente ho messo il mio fedele IPhone in una custodia stagna che porto sempre con me nello zaino ed ho preso qualche appunto e scritto due righe di saluti....

Dopo l'arrivo la spiegazione: un australiano portava un pallone ai bambini dell'isola che e' esploso in volo. Nemmeno i piloti non hanno capito, sul momento cosa fosse successo!

poteva finire cosi'...

...o cosi'!


venerdì 10 giugno 2011

MA LA NOTTE....

Dopo la gita al vulcano, anche se non è stato possibile salire fino alla cima del cratere, ci si sente pieni dell'energia che la terra sprigiona... Almeno io mi sono sentita così, non so i miei compagni di questa piccola avventura, ma ero carica, come una batteria appena staccata dal filo.
E mi sono messa a letto come sempre, in piena tranquillità. Nella notte dei passi mi hanno risvegliata, dei passi che facevano scricchiolare il legno del parquet, ma non c'è parquet in camera, ol pavimento è in piastrelle! Ma il rumore continua, ancora questo scricchiolio... accendo la mia torcia frontale, naturalmente non c'è nessuno nella mia camera; il bagno è a fianco, in comune con il bungalow adiacente, passando vedo una confezione delle mie pillole per la pressione a terra, sotto la sedia davanti alla piccola casetta, strano, erano nello zaino, aperto sì, ma chi può averci frugato dentro per prendere delle medicine italiane, non si rubano piuttosto altre cose come soldi o macchine fotografiche? Mi sembra strano, molto strano, ma sono le 2 e 19 minuti, mi rimetto a nanna e continuo il mio sonno. Dopo poco i passi riprendono, ancora qualcuno che cammina nella stanza... accendo la luce, questa volta controllo sotto i letti e dentro il piccolo  armadio, nessuno, naturalmente, mi rimetto a cercare di dormire anche se leggermente in apprensione, i passi riprendono, sarà un fantasma? Uno spiritello che è venuto a trovarmi? Qualche antenato della mia famiglia? Qualcuno che vuole comunicare con me? E proprio mentre sto pensando queste cose, sento che qualcuno mi tocca il piede sinistro, allungato alla fine del letto, coperto da lenzuola e coperta perchè anche qui l'escursione termica fra giorno e notte si fa sentire. E questo è troppo, ritiro il piede e dico forte: "Chi c'è?" ho chiaramente sentito qualcuno toccarmi, sono abbastanza sveglia ormai, non posso essermi sbagliata. Nessuno risponde, naturalmente, ma sento i passi allontanarsi, forse il suono della mia voce decisa ha fatto allontanare chi o cosa, l'entità che mi si è avvicinata, che  mi ha sottratto le medicine, che ha toccato il mio piede... Ed inizio a pensare, sarà forse un messaggio? Qualcuno vorrà forse dirmi di smettere di prendere queste medicine? E poi ha toccato il mio piede affettuosamente? Sarà, sarà... E valuto la possibilità di alzarmi ed andare a dormire, ma dove? Ci sono alcuni divani a fianco al ristorante, potrei allungarmi lì, certo sarei ancora più esposta, un lato è aperto sulla laguna, o potrei portare il mio materasso davanti al bungalow di una delle coppie che hanno fatto la gita con me, è un po' faticoso ma si può fare, certo, anche in questo caso se non li sveglio devo sempre dormire all'aperto, più vicina ad altri, ma all'aperto. I rumori sono finiti, dopo un ultimo controllo dentro e fuori il bungalow mi riaddormento comunque. La mattina sono un po' confusa, esco per la colazione senza essermi truccata, racconto subito agli altri le mie esperienze notturne: "Sarà un folletto" mi dicono, pare che sia credenza diffusa qui sulle isole pervase di magia che gli spiritelli si aggirino fra noi, e quando chiudevo gli occhi, fra un rumore di passi e l'altro, avevo l'impressione che il fumo del vulcano Yasur, il cui sapore metallico di zolfo era ancora nella mia bocca, prendesse la forma di un'apparizione.

Racconto alla ragazza della reception la mia storia: mi ascolta con attenzione, chiama il ragazzo del bar, la cameriera, fanno un piccolo consulto fra loro, "Sì, effettivamente ci sono spiriti qui sull'isola, ma non all'hotel, no, il Tanna Evergreen fino ad oggi è stato immune da queste presenze, piuttosto, invece, è capitato ad altri clienti che qualche topo, sì un topo, si sia arrampicato sulle pareti intrecciate, facendole scricchiolare, riproducendo un rumore simile ai passi, abbia rubato le medicine, attirato dalla confezione argentata e luccicante e, per finire, mi sia salito sul piede." E' molto meno intrigante e romantico, ma credo sia questo che mi sia successo questa notte, nel mio delizioso bungalow lato giardino... In fin dei conti qui gli uccelli aspettano minacciosi che si finisca la colazione per avventarsi con furiose beccate sulla marmellata, infastiditi se ci si ferma a chiacchierare un po', gli animaletti qui conoscono le nostre abitudini, ci conoscono, oh, se ci conoscono! E sono i veri padroni di questo angolo di mondo incantato.           

GITA SUL VULCANO YASUR

il vulcano Yasur
Il livello di sicurezza è 3, proibito avvicinarsi troppo al cratere, è necessario restare al di qua di un'ampia area di sicurezza. Dopo una lunga strada di montagna, molto dissestata, in certi punti quasi impraticabile, si arriva ad una distesa di ceneri, un deserto grigio ed impalpabile, dove non possiamo fermarci, sempre per motivi di sicurezza, un paio di indigeni corrono in mezzo a questa natura fuori dal comune, sembrano degli atleti in allenamento, forse per i prossimi Giochi del Pacifico di settembre, riusciamo a scattare qualche foto dalla jeep in corsa.

il deserto di cenere
cumuli di lava
 Scopriro' poi che si tratta del fondo di un lago, oggi scomparso a causa dell'attività del vulcano. Il percorso gira intorno al vulcano, poi si ri - immerge nella foresta, ma dopo poco un piccolo posto di blocco tutto in bambù: il pedaggio per avere l'accesso al vulcano.

il casello per l'accesso al vulcano, altro che Autostrade spa!
 Arriviamo ad un posteggio dove altre jeep ed alcuni pick up già vi sostano, con le persone intorno, non è possibile salire. Si vede lontana la buca delle lettere, per poter spedire la cartolina a qualcuno con il timbro postale del monte Yasur, il cratere di un vulcano più facilmente accessibile al mondo, poi una scala con tanto di mancorrente... ma nulla, avvicinarsi è proibito. Mi chiedo se forse, non sia il caso di rischiare, quando la terra trema leggermente, qua e là il vapore caldo trova la sua strada, un'esplosione e dei massi incandescenti saltano dalla bocca del vulcano... Va bene, va bene, era solo un'idea remota, la voglia di salire, dopo questo spettacolo mi è completamente passata! Trasgredire alle regole sì, ma in sicurezza! E ciò non toglie che proprio al tramonto una coppia arriva e velocemente si incamminano per il percorso proibito! Lesti lesti, subito in cima, senza che nessuno osi fermarli, sù fino al bordo del cratere, con un brivido vediamo le loro sagome lontane in controluce ogni volta che un'esplosione illumina il cielo! Hanno rischiato, certo, ma dopo essere stati costretti a scendere da un vulcanologo con un poliziotto locale, montati anche loro in cima per far rispettare il divieto, certo, hanno rischiato la vita, ma lo spettacolo da lassù deve essere stato superbo, i grandi massi di lava incandescente sputati dal vulcano e la notte intorno!

il vulcano Yasur che fuma!

vulcano Yasur in eruzione

PARTITA! ARRIVATA!

8 giugno, via, verso una nuova avventura, basta vita tranquilla nella capitale, oggi volo via!
E il viaggio inizia prendendo un autobus locale meglio dell'asettica navetta per giapponesi, dove resto nell'ultimo tratto da sola con la conducente walesiana, curiosa del mio essere l'unica straniera sul suo grande bus.

l'autobus per l'aeroporto

Non so proprio perchè gli altri non lo usino: nuovo, puntuale, con gente gentile... forse paura di mescolarsi con la popolazione? Ma è proprio questo il bello! E mentre lo aspettavo ho chiacchierato con una donna che mentre salivo mi ha detto: "Ah! Ma io vi voglio rivedere!" Per continuare a raccontarci del mio e del suo paese. Si fanno incontri interessantiquando si viaggia soli, come il francese che mi ha tenuto compagnia dall'aeroporto di Noumea alla partenza dell'aereo per Tanna, ha spedito la sua borsa e non è riuscito a convincermi a fare la stessa cosa con la mia, così, visto che era libero me l'ha portata e mi ha raccontato della sua vita, dei tre figli che ha in Francia, originario del midì, della moglie deceduta, dei 10 anni passati nella Legione Straniera e della vita dolce di adesso, a Port Vila dove si è trasferito da qualche anno. E' un bell'uomo alto, sguardo buono ma folle, mi ricorda Russoniello... Ci rivedremo al mio passaggio successivo o quando ripasserà in Caledonia. La Caledonia, la Nuova Caledonia, questo paese così ricco dalla vita dorata, che mi ha sorpresa, sapevo, credevo, ma non fino a questo punto, così diverso da queste Vanuatu che, appena arrivata ho sentito il caratteristico odore di selvaggio,


quello che ricordavo dalla mia vita in Africa nera. Già all'aeroporto di Tanna, poi nel resort, la strada è una pista, terra battuta piena di buche in mezzo alla foresta e se si sente un rumore fra l'erba, attenzione! E' un vitello che pascola, sull'isola non ci sono serpenti! e dopo il vitello, che si è messo in posa per farsi fotografare, dopo i bei alberi di stelle di Natale, bianche e rosse, ecco un cavallo nero, Furia del West, circondato dalle erbe che sta ruminando!

stelle di Natale
Furia cavallo del west!
mucca!
 E le casette, di foglie di pandano intrecciato disposte in circolo, con polli, papere e bambini che razzolano intorno, con gente semplice ma gentile, tutti contenti, fieri di trovare un'italiana, proprio stasera sul loro rientro a casa. Questo è il viaggiare che amo! Per nulla simile alla Polinesia, più vicino alla mia Africa di un tempo, questo mi da forti emozioni!



casetta in foglie intrecciate

la strada....